Tendinopatia achillea
Il tendine di Achille è il tendine più forte e grosso del corpo, è lungo circa 15 cm e parte da metà gamba, assottigliandosi verso il basso.
Con il termine tendinopatia achillea si intendono quelle condizioni dolorose a carico del tendine calcaneare che quasi sempre sono dovute a sovraccarico funzionale. Può essere inserzionale e non inserzionale.
Danni a carico del tendine achilleo sono molto frequenti e i podisti sono quelli più colpiti ma è una patologia che interessa anche altri tipi di attività.
È importante non sottovalutare il dolore, perché in caso di rottura del tendine d’Achille l’unica via è l’intervento chirurgico con successivi mesi di immobilità e riabilitazione.
La struttura del tendine d’Achille
Il tendine di Achille o tendine calcaneare è una fascia di tessuto connettivo fibroso che origina dal muscolo tricipite surale, formato dal gastrocnemio o gemelli e il soleo, e si inserisce posteriormente al calcagno.
Nella sua estremità inferiore si allarga, tra il tendine e il calcagno è interposta una borsa.
Lungo il suo decorso è avvolto dal peritenonio (insieme del paratenonio e epitenonio) che è uno strato sottile di tessuto connettivo che avvolge il tendine. Il peritenonio fornisce vascolarizzazione al tendine.
Al terzo medio, a circa 3/6 cm dall’inserzione calcaneare, lo spessore si riduce rispetto al resto del tendine ed è poco vascolarizzato, per questo motivo diviene suscettibile a lesione.
Le cause della tendinopatia achillea
Si possono trovare in diversi fattori e alcune volte sono la combinazione di essi:
- aumento dell’attività fisica, per i podisti può essere associata con un aumento della distanza, o approccio ad un nuovo sport senza un’adeguata preparazione;
- suolo duro dove si svolge l’attività con aumento dello stress d’impatto del piede col terreno;
- scarpe non adatte, come calzature che comprimono il tendine nella deambulazione o nella corsa. L’uso, per le donne, della scarpa col tacco che abitua il tendine a rimanere contratto. Cambiare tipologia di scarpa che richiede un allungamento maggiore del tendine (passaggio da scarpe col tacco a scarpe basse);
- muscolatura del polpaccio ipotonica causa, soprattutto durante l’attività sportiva, un sovraccarico del tendine Achilleo;
- alterazioni anatomiche del piede o la sua rigidità possono sovraccaricare il tendine Achilleo;
- problemi metabolici;
- età.
Possono essere osservati tre tipologie di danni a carico del tendine d’Achille:
- Tendinite achillea o peritendinite: un’infiammazione a carico della struttura che avvolge il tendine.
- Tendinosi: termine usato per indicare una degenerazione del tendine d’Achille, causata da un’infiammazione, non trattata, con essudato, che crea un nodulo palpabile che non è altro accumulo di tessuto cicatriziale.
- Rottura del tendine: può essere parziale, in questo caso si riferisce alla lacerazione di esso, o completa, se si riferisce alla rottura di esso. La rottura è causata da una peritendinite o tendinosi che non sono state trattare o curate e riabilitate nel modo corretto. In questo caso l’intervento chirurgico è l’unica soluzione.
I sintomi che possono ricondurre ad una tendinopatia achillea
- tendine sensibile e gonfio;
- dolenzia mattutina;
- ispessimento del tendine;
- rigidità del tendine;
- limitazione di movimento della caviglia.
Esami strumentali, risonanza magnetica o ecografia, possono essere utili per confermare se i sintomi siano da imputare a patologie a carico dell’Achilleo.
Come trattare la tendinopatia achillea
Consigliabile interrompere le attività che hanno causato la tendinopatia e affrontare al più presto la problematica soprattutto se dopo un periodo di riposo si ripresenta.
Nei primi 3 giorni si può applicare impacchi di ghiaccio per 15 minuti da ripetere più volte durante la giornata o con la metodica 15 minuti di ghiaccio alternato a 20 minuti di pausa da ripetere almeno 3 volte.
Farmaci antinfiammatori, sotto prescrizione medica, possono essere assunti.
Consiglio l’uso del gel all’arnica e/o artiglio del diavolo che ha un effetto antinfiammatorio, da spalmare prima di andare a letto e la mattina prima di iniziare le attività.
Il riposo assoluto da qualsiasi attività deve essere sostenuto per i primi 3 giorni, poi dovrà essere attivo, con utilizzo di un protocollo di esercizi.
Utile fare esercizi di stretching del polpaccio ma anche della relativa catena cinetica.
Possibile fare esercizi di carico graduale nel rispetto del dolore.
Consiglio di utilizzare tavoletta o cuscino propriocettivo sia nella fase iniziale del protocollo terapeutico che nella prima fase di ritorno all’attività.
La terapia fisica strumentale e quella manuale, come la tecnica fasciale, possono essere utili sia nella fase acuta che in quella della ripresa alle attività.